Nazioni Ninja: le repubbliche di Iga e Koga


Nazioni Ninja: le repubbliche di Iga e Koga

Il ninja secondo i moderni


Nella cultura popolare, il ninja era un eroe ombroso, capace di sparire nel nulla e compiere imprese sovrumane. 

Agli inizi del Novecento, limmagine dellassassino in nero si diffuse tra le fasce popolari giapponesi, influenzando soprattutto i giovani e generando fenomeni sociali: ragazzi entusiasti cercavano di imitare i loro eroi dei romanzi, lanciandosi dai tetti o tentando di fermare treni con presunti sortilegi. Forse anche per arginare questi comportamenti pericolosi, gli storici giapponesi intervennero, raccontando i ninja sotto una luce meno magica e più vicina alla realtà.

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Un mosaico di nomi


Una delle prime cose da cui gli studiosi ci mettono in guardia è il nome stesso: ninja” è in realtà una lettura moderna — e sbagliata — dei caratteri 忍者. Letterati e giornalisti contribuirono a diffonderla a partire dallepoca Meiji (1868-1912), ma durante il periodo Edo (1603-1868) si leggeva "shinobimono", oppure semplicemente "shinobi".

Oggi si parte da qui, da una questione di pronuncia, per separare ciò che è storico da ciò che è inventato.


Nel Medioevo giapponese la situazione era ancora più complessa: non esisteva un termine univoco per indicare le spie dellombra. I Takeda li chiamavano suppa, nel Giappone orientale si usava rappa, i Date preferivano kusa. Altrove comparivano parole come kamari, fūsa, metsuke...


Shinobi: ladri prima ancora che guerrieri


In molti casi, però, nessuno di questi nomi veniva impiegato: si parlava semplicemente di akutō 悪党 — “fazioni malvagie”, alla lettera — ma per i cronisti dellepoca il termine designava i fuorilegge, o più in generale chiunque turbasse lordine costituito.

I ninja storici nacquero proprio così: come briganti.

La parola shinobi compare per la prima volta in un codice legislativo del periodo Kamakura (1185-1333). In un articolo che definisce in modo dettagliato le varie tipologie di crimine, si spiega che un furto commesso senza che la vittima se ne accorga è qualificato come shinobi”. Per estensione, chi compie quel furto viene chiamato allo stesso modo. Procedendo nel tempo, troviamo il Taiheiki, unopera storico-letteraria del XV secolo. Qui il termine shinobi è usato in due episodi: uno riguarda lassalto a un santuario di Hachiman, laltro unincursione notturna contro un esercito nemico. In entrambi i casi, le azioni vengono compiute da manigoldi al soldo dello shogunato.

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Iga e Kōga: le terre degli shinobi


Col passare del tempo la situazione peggiorò: le fazioni malvagie” finirono per controllare interi territori. Una Nazione e un distretto, in particolare, divennero strettamente associati al mondo degli shinobi: Iga e Kōga.

Questi due nomi indicavano zone del Giappone centro-occidentale, importanti crocevia che collegavano la capitale Kyoto alla regione orientale. Qui transitavano persone, merci e informazioni: il luogo ideale per tendere imboscate e fare bottino.


La prima operazione documentata


Il documento che può essere considerato latto di nascita dei ninja storici è una semplice annotazione di diario. NellOdzuki Tokimoto-ki, alla voce del quindicesimo giorno del secondo mese del 1502, viene descritto un episodio singolare: un gruppo di guerrieri yamabushi provenienti da Kyoto fu convocato dai contadini di Iga.

La popolazione locale era oppressa dalle tasse e, con ogni probabilità, pagò quei monaci-guerrieri affinché li aiutassero a ribellarsi ai loro oppressori, i signori di Iga.

Gli yamabushi giunsero sul posto, allestirono laccampamento e si riposarono in vista dello scontro previsto per il giorno seguente. Ma la battaglia non ebbe mai luogo. Durante la notte furono sorpresi da un gruppo di uomini misteriosi che si introdussero nel campo, uccidendoli nel sonno e seminando il caos. Gli assalitori erano le milizie locali di Iga che reagivano all'incursione di forestieri: combattenti esperti di infiltrazione e guerriglia, gli shinobi che difendevano la propria terra.

I pochi yamabushi sopravvissuti fuggirono verso Kyoto, raccontando ciò che era accaduto.

Questa viene considerata la prima operazione di shinobi storicamente documentata, poiché il Taiheiki citato in precedenza è un testo letterario, non una fonte storica in senso stretto.

Una comunità armata


A Iga fu emanato anche un codice di regole per lordine interno e la sicurezza collettiva. Tutti gli abitanti erano tenuti a impegnarsi nella difesa della comunità contro i nemici esterni; chi era troppo anziano o malato per combattere poteva comunque dare una mano pregando gli dèi.

Era obbligatorio segnalare tempestivamente la presenza di intrusi, coordinarsi per eliminarli e partecipare alle missioni in aiuto degli alleati.

Chi avesse contribuito al successo militare della comunità riceveva una ricompensa concreta: un appezzamento di terra e il titolo di samurai”.

Ed è proprio questo il punto interessante: gli shinobi di Iga si consideravano samurai, pur non avendo, nella maggior parte dei casi, né titoli riconosciuti né legami di sangue con famiglie nobili. La Nazione degli shinobi viene talvolta definita "repubblica" in contesti divulgativi, proprio a sottolineare come le decisioni militari e politiche venivano prese collettivamente dagli abitanti e dai guerrieri locali, senza che un signore feudale specifico imponesse la propria autorità.

Lettere, avvertimenti e indizi archeologici


Oltre alle leggi e alle annotazioni nei diari, le vicende riguardanti gli shinobi di Iga compaiono anche in alcune lettere di samurai. Durante le epoche Muromachi e Sengoku, diversi comandanti scrissero ai castellani mettendoli in guardia contro la presenza di infiltrati nelle loro zone. Li esortavano a controllare con cura gli accessi, mantenere illuminate le aree sensibili, predisporre ostacoli nei fossati per impedire spostamenti notturni ed effettuare cambi frequenti nei turni di guardia.

Tutto ciò racconta un clima di tensione e timore costante per possibili sabotaggi allinterno dei castelli o nei siti strategici.

Alcuni storici hanno anche segnalato indizi archeologici coerenti con queste testimonianze: negli scavi di antiche fortificazioni sono stati rinvenuti resti di carbone nei fossati, probabilmente torce gettate dalle guardie durante i controlli notturni per individuare eventuali presenze sospette.

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日本が誇る貴重な文化財「山中城跡」を後世へのこしたい。

Kōga: milizie armate


Per Iga ci sono rimaste molte testimonianze, ma su Kōga non si può dire lo stesso. Il distretto presentava una situazione diversa: qui il potere era formalmente nelle mani del clan Rokkaku, una famiglia di samurai che dominava la regione, e accanto a loro operavano milizie di shinobi. Delle loro imprese ci resta poco, ma è certo che si distinsero in alcune campagne militari contro lo shōgun Ashikaga Yoshihisa.

Una crisi politica portò le autorità di Kyoto a invadere Kōga per punire i Rokkaku, ma la spedizione si concluse con un fallimento. Le forze dello shōgun furono logorate dalla guerriglia, e alcune cronache successive raccontano persino che Yoshihisa sarebbe rimasto ferito negli scontri, morendo poco dopo.

Un epilogo tanto clamoroso quanto improbabile: nessuna fonte coeva conferma che uno shōgun sia mai caduto sotto le lame degli shinobi. Yoshihisa morì per effetto di una malattia misteriosa.

La caduta dei ninja storici


Il copione si ripeté ai tempi di Oda Nobunaga, ma con esiti diversi. I Rokkaku furono prima sconfitti sul campo e costretti a rifugiarsi in templi e villaggi sotto il controllo delle milizie locali. Poi Nobunaga incendiò campi e villaggi, affamò la popolazione e stanò i ribelli, punendo chi li aveva ospitati.

Sia Iga che Kōga caddero per effetto di vere e proprie campagne di sterminio.

La storia delle repubbliche” shinobi si concluse ufficialmente qui, ma non tutto andò perduto: alcuni nostalgici riuscirono a salvare documenti, raccolte e segreti sulle tecniche di combattimento e sulle armi. Questi testi giunsero poi a Edo, dove furono sistemati e copiati, dando vita alla documentazione su cui oggi ci basiamo per esplorare la società — spesso misteriosa — dei ninja.

The Sankei Shimbun

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